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Ferite e ciccatrici

Ferite e ciccatrici

Facciamo un esempio. Essere bullizzati da piccoli significa essere usati ripetutamente come bersaglio, per un periodo sufficiente a far si che difese già deboli si indeboliscano ulteriormente. Così si crea un danno psicologico, spesso solo in parte riparabile, che il bullizzato porta con sé tutta la vita. Le difese sono “già deboli” certamente rispetto a quelle del carnefice: per non parlare delle persone oggettivamente fragili e indifese, spesso affettivamente isolate: anche se la fragilità è psicologica, i bulli la vedono subito, come avvoltoi ci si fiondano sopra, la rendono evidente a chiunque cominciando a cibarsene e tenendo la vittima a lungo sulla graticola; gli altri spesso ridono o non se ne curano. Il comportamento del bullo è vigliacco e sadico. Così vigliacco che per attivarsi ha bisogno di altri aguzzini intorno, se questi non ci sono succede che di fronte alla sua vittima diventi persino amichevole, addirittura può cercare di recuperarne la fiducia, per meglio massacrarla appena decide di tornare a perseguitarla. Che sia sadico, è evidente.

Il bullismo è diffusissimo nell’infanzia e anche il danno permanente lo è, ma del danno si parla poco. Una mia paziente non più giovane lo racconta così, non senza essere presa da una forte emozione anche se sono trascorsi cinquant’anni dai fatti.

“Pensi che crescendo non ti capiti più, che gli adulti siano più saggi e meno cattivi (!) e io che sono stata bullizzata tutti i giorni dei tre anni della scuola media non posso dire in effetti che sia più capitato, ma ho vissuto tanta parte della mia vita in preallarme. Il mio incubo erano due compagne di classe di cui ricordo tutto nei minimi dettagli, con gli occhi da adulta posso classificare con maggior distacco quelle che erano solo bambine ignoranti, ma loro sono state a lungo le mie aguzzine. Avrei avuto bisogno dell’aiuto di uno psicologo, ma a quell’epoca non si usava, di bullismo non si parlava e i miei genitori sembravano non accorgersi affatto di quanto stessi male ad andare a scuola tutti i giorni. A scuola ero brava, ma anche questo dava alle mie carnefici un motivo per punirmi. Crescendo ho investito più che potevo su tutto quanto poteva fortificarmi e darmi sicurezza; ho imparato a nascondere la paura. La paura in fondo non se ne va mai. È la paura che ricapiti perché, se i bulli annusano la preda con facilità, anche la preda li riconosce subito e nel mondo ci sono tanti potenziali bulli, come se il sadismo umano fosse silente ma attivabile in un lampo da qualche improvviso imprevedibile input. Ho imparato a difendermi, a rispondere a tono e soprattutto a mandare a quel paese i potenziali bulli che mi intuiscono e ci provano. Ma anche se più nessun bullo mi attacca, purtroppo io ho dentro di me una ferita che sento potersi riaprire con facilità, e so persino dove si trova: è alla bocca del mio stomaco. Nella mia vita ho speso molte energie per evitare situazioni e persone che potessero riattivare quella ferita, ma non si può vivere costantemente in preallarme: ci si potrebbe ammalare. Purtroppo ciò di cui parlo è più di un ricordo, a volte rivivo l’emozione ed è terribile come da piccola: succede quando una presa in giro anche innocua e scherzosa contiene qualcosa, non so spiegare cosa, che tocca la mia ferita. Mi irrigidisco come un animale braccato che capisce di non avere scampo, il corpo perde le forze, manca il respiro, la gola è chiusa dal nodo dell’ angoscia, non trovo le parole e sento salire le lacrime … anche se so che una vera minaccia non c’è, quando la ferita si riattiva rivivo la bambina spaventata, sola e incapace di difendersi, che non è mai stata rassicurata e consolata a sufficienza”.

Immagine tratta da https://www.umbria24.it/attualita/il-14-degli-adolescenti-e-depresso-la-psicologia-entri-nelle-scuole