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Il Perturbante – parte II

Il Perturbante – parte II

Un termine tedesco (unheimlich ) noto per essere stato usato Freud nella sua speculazione, viene tradotto in italiano come “perturbante”. E (lo si diceva nella “prima parte” di queste riflessioni) “perturbante” in italiano si traduce con parole quali “non rassicurante”, “inquietante”, “sinistro”.

Dicevo che ciò che ci “perturba” è un campanello che improvvisamente suona nella nostra testa e ci fa prender coscienza della nostra ingenuità, della nostra fiducia malriposta e quindi della nostra fragilità se non addirittura precarietà; è lo scoprire di avere di fronte il lupo cattivo travestito da nonna, un segnale che ci arriva ostile dagli altri, tanto peggio quanto più abbiamo confidato in loro.

Esperienze come queste sono anche un passaggio importante per lasciare, appunto, l’innocenza, ed entrare nell’età adulta.
Ma non è solo questo il perturbante: su un altro livello, magari più avanti nel percorso della vita, non è dall’esterno che arriva la minaccia che ci sorprende radicalmente, ma dall’interno. Ancora una volta a chiarire facilmente il concetto ci viene incontro il cinema che in tanti casi ha usato (e abusato) di questa “faccia” del perturbante servendosi di uno specchio. Quante volte si è visto, in film dell’orrore, uno specchio che non rimanda l’immagine che si “immaginava”, che ci aspettavamo di vedere, ma qualcosa di spaventoso? Cosa fa spaventare? 

A spaventarci è la nostra vera natura che viene svelata dallo sguardo che lo specchio permette di sperimentare, quello di un osservatore esterno. E’ il mostruoso ritratto di Dorian Grey, è la stessa paura che possiamo aver sperimentato pensando di essere da soli in casa e scoprendo improvvisamente una presenza. “Non eravamo soli” e la presenza che ci spaventa all’improvviso è una parte sconosciuta di noi che esiste in noi a nostra insaputa. E’ l’inconscio che affiora e viene a spaventarci perché contiene il “rimosso”, fatto di parti di noi e “negative” o motivo di vergogna, che cioè fanno paura: il nostro peggio! La vita spesso tira fuori dagli armadi i nostri scheletri, ciò che abbiamo rimosso e dimenticato, e li mette improvvisamente davanti ai nostri occhi ….a noi che siamo così buoni, onesti, civili! 

Anche l’arte per Freud è in grado di svolgere la stessa funzione di uno specchio e ci può turbare: le opere d’arte colpiscono i singoli in modi diversi, possono suscitare emozioni, “risuonare” nell’inconscio di alcuni individui e non di altri, del resto l’inconscio è qualcosa di molto individuale! Alla fine, qualsiasi esperienza può metterci davanti a ciò in cui ci riconosciamo, ci rispecchiamo dal profondo; e spesso -dopo quella esperienza- possiamo cominciare a conoscere di più noi stessi prendendo coscienza che quell’esperienza svela una parte di noi.