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La fine e il principio

La fine e il principio

Per riuscire a lasciare qualcuno o qualcosa spesso abbiamo bisogno di un ultimo incontro, un saluto che ci permette nello stesso tempo di prendere pienamente coscienza del distacco. Sapere che è l’ultima volta cambia molto le cose.

E’ il senso umano della fine e del principio, un momento saliente, quasi un rituale, il più semplice forse dei riti di passaggio; serve per incamminarsi verso il proprio destino, cioè per voltarsi, lasciare alle spalle e d’ora in poi “fare a meno”.

Ci sono casi in cui lasciarsi è massimamente doloroso, come quando si saluta per poi morire. Chi sta morendo deve chiudere alle spalle la vita, ed ha bisogno di vedere per l’ultima volta chi ama o ha amato: chi assiste i malati in fin di vita sa quanto spesso accade che non muoiano -non è solo una impressione, è un dato reale- finché non è arrivato a salutarli un figlio o una persona cara che vive lontano. Ed è oltremodo struggente assistere alla dolorosa “non-attesa” di chi sa che non rivedrà più i figli o i famigliari con cui non ha più rapporti da tempo a causa di un litigio. Se nei rapporti umani molto importanti restano aspetti non risolti, non possiamo serenamente andare avanti, se restiamo malamente agganciati al passato non riusciamo lasciarci andare a ciò che accade oggi, e nemmeno serenamente a morire.

Ma non è solo in momenti così radicali che occorre rivedere qualcosa o qualcuno. E’ la giusta strada anche togliere dalla nostra mente -e dalla nostra vita- persone ed episodi che tempo addietro hanno generato un dolore, un rimpianto, una nostalgia. Questi piccoli e grandi macigni che portiamo nella memoria ci accompagnano silenziosi dentro di noi e sono trasfigurati dal tempo. Ricordi fissati dal sentimento che allora abbiamo provato e incisi come cicatrici dentro di noi, agiscono nella nostra mente e nel nostro cuore come zavorre che ci impediscono di sperimentare la vita con leggerezza.

Se rimpiangiamo da anni un vecchio amore forse questo non ci lascia spazio per avere una vita amorosa felice, ed è importante rivederlo, anche a distanza: forse dipende anche da questo il successo dei social network con cui qualcuno riesce a trovare e anche a riagganciare vecchie “fiamme”. Se idealizziamo un amore lontano nel tempo, forse è dalla nostra gioventù che non vogliamo staccarci: la distanza temporale funziona come una lente selettiva per la nostra mente, di una bella esperienza restano in primo piano i ricordi positivi, e viceversa per ciò che ci ha creato rabbia e frustrazione. Ma è tutto nella nostra mente, alimentato da un ricordo ingiallito.

Nella realtà, oggi, potremmo dare di quella persona e di quella situazione un giudizio diverso, frutto di una diversa comprensione del mondo e di una maggiore consapevolezza di noi stessi. Come quando troviamo in un cassetto un oggetto che evoca un periodo particolare della nostra vita o una vecchia lettera a lungo conservata e, dopo averla riletta, la gettiamo perché non è più così importante.