L’Autonarrazione
Una delle condivisioni più efficaci per aiutare a gestire e guarire il lutto è la narrazione.
E’ ormai ampiamente chiarita e commentata in letteratura, la capacità di guarigione che hanno il riconoscimento e la descrizione di emozioni e sentimenti dolorosi, passaggi che aprono la strada alla consapevolezza e da lì alla vera e propria elaborazione del lutto, ovvero la identificazione delle cause, dei contesti e in ultima analisi anche del senso di ciò che è accaduto e dell’adattamento ad un nuovo equilibrio.
La ricaduta positiva di questo percorso è evidente in una migliore capacità di fronteggiare le derive ansioso-depressive e insieme di aiutare ad un miglior recupero della vitalità. Tutto ciò è anche ben misurabile attraverso le manifestazioni fisiche: l’espressione “logica” e descrittiva delle emozioni porta con sé l’abbassamento della pressione arteriosa e un generale rilassamento muscolare.
Questi effetti sono legati al benessere e allo sviluppo dell’essere umano, un animale “culturale” che ha bisogno di attribuire un significato –tipicamente un “senso” – a sé stesso e agli eventi della propria vita, ovvero una valutazione soggettiva e adattativa “positiva” e imprescindibile per il suo equilibrio e la sua tranquillità.
Non è dunque casuale il successo, negli ultimi anni, di quell’insieme di esperienze che vengono racchiuse nel termine “medicina narrativa” volte alla migliore conoscenza e all’aiuto dei malati attraverso il racconto del loro vissuto. Mutatis mutandis, il racconto appropriatamente definito “auto-narrazione” è uno strumento efficace anche là dove il dolore vissuto è difficile anche da verbalizzare, ma può essere tirato “fuori” e spiegato a molti, ma anche meglio compreso da chi lo “scrive e descrive”.
L’autobiografia è un elemento importante a sostegno della fragilità dell’Io che permette un processo positivo che parte dalla lamentazione per poi passare all’espressione delle emozioni, come la rabbia, la paura per poi passare alla razionalizzazione di quello che è accaduto.