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Psicologia come professione: la trappola

Psicologia come professione: la trappola

Essere psicologi e psicoterapeuti è un lavoro duro, che richiede un enorme senso di responsabilità e anche umiltà; come altre professioni che si occupano di lenire il malessere altrui, è una scelta che mantiene costantemente a contatto con il disagio e la sofferenza, e non sempre si esce vincenti dalle singole sfide.

Si è particolarmente diffuso in anni recenti il desiderio di fare della psicologia una professione attraverso percorsi relativamente brevi, mentre il tradizionale percorso formativo inizia solo con la laurea e dura una vita intera. Se è vero che una più allargata conoscenza del funzionamento della nostra psiche -almeno nei tratti generali- è una conquista di civiltà nella direzione di una maggiore e diffusa consapevolezza delle persone, è anche vero che diventare professionisti di questa materia ed occuparsi degli altri è una scelta che richiede molta maturità: maturare richiede tempo e questo non viene garantito dalle diverse “scorciatoie” oggi disponibili che richiedono una preparazione con  minor approfondimento.
Non mi interessa però qui discutere dei diversi livelli di competenza che si trovano sul mercato, assodato che quello che porta alla professione e all’albo è di certo il percorso -molto lungo e faticoso- che offre molte  garanzie ai pazienti.

Da cosa nasce tutto questo desiderio di occuparsi di psicologia? Certamente sorge l’interesse per la materia e magari un sincero interesse per gli altri, ma l’esperienza mi dice che l’interesse facilmente si lega anche ad una grossa trappola e, come per la scelta della professione medica, per onestà intellettuale è indispensabile fare i conti con due umane aspettative. Da un lato il desiderio di svolgere una professione socialmente prestigiosa, o quanto meno oggi “di moda”, desiderio che senza dubbio alberga nelle attese di tanti aspiranti psicologi e che però può fuorviarli. Dall’altro, andando più in profondità, si trova la diffusissima inconscia illusione che “conoscere” i meccanismi della psiche dia il potere di esserne al di sopra, offra il privilegio di mantenersi in una zona-franca, in un limbo da dove osservare guerre che però non ci riguardano. E’ una pericolosa illusione di potere, di superiorità, di chi “lavora in piedi, su qualcuno che è sdraiato”; ma è –appunto- un’illusione, finché non ci si accorge –perturbantemente- che anche il curante è malato. In realtà a nessuno vengono risparmiate le difficoltà della vita e tutti devono fare i conti con il proprio inconscio: la professione non mette affatto al riparo da questo genere di problemi, anzi illudersi di aver trovato una “protezione” dai propri problemi contribuisce a mascherarli e offre un alibi per non affrontarli a tempo debito … e chi non affronta i propri, difficilmente diventa un bravo psicologo. Ci sono tante attività possibili che comportano meno responsabilità, si rifletta prima di combinare pasticci su di sé e sugli altri.