Quel bisogno di omologarsi
Seguire criteri condivisi nell’abbigliamento, o nella scelta degli oggetti di cui ci circondiamo, ha la stessa radice di un atto di bullismo compiuto da un “branco”.
Negli ultimi decenni si sono visti molti studi sul bisogno degli adolescenti di appartenere ed omologarsi ad un gruppo. L’adolescenza che per noi è l’anticamera dell’età adulta (ma per molte popolazioni è decisamente già l’ingresso nell’età adulta) insieme con la perdita di riti di iniziazione ben definiti, acuisce il bisogno di sentirsi “parte di” come elemento del processo di individuazione che per i teen agers ha uno sfondo molto ampio, quello sociale, che deve essere sostituito a quello ristretto della famiglia di origine.
Io sono di un colore, tu di un altro, io sono di qui, tu no. Mettere l’accento su questo bisogno dei ragazzi ha forse distolto l’attenzione dal fatto che il bisogno di omologazione ci accompagna tutti, chi più chi meno, per tutta la vita .
E’ il nostro essere “animali sociali”: il riconoscersi come parte di un gruppo per mezzo di simboli, segnali e comportamenti è un bisogno basilare della nostra specie che condividiamo con molti animali e in genere con i mammiferi.
Ma mentre gli animali seguono un modello guidato per ogni specie dall’adattamento, ma molto simile attraverso infinite generazioni, noi -che siamo “pensanti”- cambiamo tutto questo con variegata frequenza: i gruppi possono esprimere un riferimento a diverse ideologie e a diverse mode temporanee ed essere tributari della storia di un popolo o di una nazione.
Indipendentemente da quanto lunga sia la storia del nostro “gruppo” -o meglio dei nostri gruppi di appartenenza- non farvi parte è rischioso; nel nostro inconscio collettivo essere “fuori” non è solo fonte di disagio, è una vera e propria condanna.
Nella nostra storia nemmeno tanto remota era sinonimo di morte: morte civile e morte fisica, perché il gruppo che accoglie è un gruppo che aiuta e protegge, mentre il gruppo che isola è il gruppo che uccide o abbandona e lascia morire.
Il “diverso” deve subire l’esclusione riservata agli outsiders e ai capri espiatori. Nella memoria più profonda dei geni di ognuno di noi questi concetti sono acquisiti e tuttora chiarissimi, pur confliggendo con lo sviluppo e l’espressione della originalità individuale che, non a caso , è accettata più facilmente da parte di quelle persone un po’ “particolari” che chiamiamo artisti … (ed è ancora per queste ragioni che la democrazia è una cosa complicata e difficilissima da conservare…).