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Si fa presto a dire pet

Si fa presto a dire pet

Tutto ciò che è abitudine, che vediamo fin da bambini ci sembra “normale” anche se contraddittorio e con origini complesse. Ma c’è molto da riflettere persino sugli animali da compagnia, tipicamente cani e gatti, che possono offrire esperienze di relazione ricchissime che ci toccano in profondità ma dei cui meccanismi non sappiamo quasi niente.

Si tratta di relazioni fra esseri umani e mammiferi di altre razze, relazioni non legate allo sfruttamento dell’animale a fini alimentari ed economici come avviene con suini, bovini o pollame (non si butta quasi niente dei loro corpi). Parlo del mondo occidentale oggi ovviamente, giacché in altre regioni del mondo anche animali che oggi non vorremmo mai mangiare sono considerati alla stregua di cibo che cammina. E non dimentichiamo che nella nostra Europa, in tempi di guerra e carestia anche cani e gatti sono sempre stati visti come cibo: a mali estremi, estremi rimedi.

Tornando però al rapporto che si instaura in genere con cani e gatti -non dimentichiamolo: nostri conviventi – qui si tratta di veri e spesso profondi rapporti affettivi, con aspetti emotivi molto simili a quelli che si possiamo instaurare con altri essere umani. Perché?

La risposta che ai più viene in mente, e non a torto, è che assolvano ad un bisogno di contatto con la natura (gli istinti che loro molto più di noi conservano, malgrado l’addomesticamento) di cui c’è grandissimo bisogno nel mondo cosiddetto civilizzato. E infatti la pet therapy (l’impiego di piccoli animali da compagnia per alleviare mente e spirito di persone anziane e/o con difficoltà fisiche) funziona molto bene.

Però il nostro allontanamento culturale dalla natura è un processo che dura ormai da millenni, la natura selvatica è qualcosa che ci fa paura anche se ne abbiamo bisogno, quindi questi rapporti, che beneficamente ci avvicinano a quanto c’è di primordiale in noi stessi, viene “sterilizzato” da quanto ha di duro e potenzialmente pericoloso per la nostra tranquillità, insomma, viene messo sotto controllo. Questi animali infatti sono molto più che addomesticati, devono essere inoffensivi e il rapporto è da padrone a “sottomesso”, condizione che non suscita sempre rispetto nei loro confronti. Di fatto, come noi, sono in parte “snaturati”.

La condizione di cattività (da cui peraltro anche gli animali traggono vantaggi in termini, per esempio, di sicurezza) coincide con la sottomissione, perché crea -di solito fin da cuccioli- una condizione di radicale dipendenza il che tra l’altro fa permanere una psicologia infantile. I nostri amati animali non sono in grado di (lottare per) procacciarsi da soli il cibo, non sono stati allevati da genitori liberi in grado di trasmettere loro l’anima più “selvatica” che pure appartiene loro. La dipendenza è fortissima nei cani se si pensa che il loro “capo branco” umano decide persino quando possono espletare i propri bisogni: non è neppure raro vedere cani al guinzaglio strattonati da un padrone così distratto da non accorgersi che stanno cercando di fare pipì, trascinati via ad ogni tentativo.

Anche se la più parte dei padroni di cani e gatti è “innamorata” dei propri animali e se ne occupa con attenzione e affetto, non bisogna dimenticare che esistono anche padroni che sugli animali sfogano le proprie nevrosi e frustrazioni: comandare sfogandosi su chi non può obiettare è sempre un dato nevrotico, a qualsiasi razza si appartenga.

Poi ci sono persone che in casa vogliono serpenti, cani aggressivi e via dicendo, cercando di sovrapporre all’immagine di un sé debole quella forte e grintosa della bestia; il meccanismo infatti per lo più è questo, anche se inconsapevole, e porta con sé l’inevitabile coercizione dell’animale, sotto forma di gabbie, guinzagli e museruole di vario genere. Spesso gli animali esotici, la cui detenzione per fortuna oggi è almeno vietata dalla legge, provengono da habitat lontani dove sono stati catturati da adulti. E, portati in gabbia da noi, possono anche impazzire, come era impazzita una specie di scimmietta esposta in una piccola gabbia sotto le luci al neon di un grande negozio di piante e animali. Sì perché gli animali sono esseri sensibili e hanno una propria personalità; tutti gli animali, anche se gli umani raramente sono disposti a riconoscerlo. Intanto, se il cane che si è voluto allevare “cattivo” fin da cucciolo, si ribella e diventa pericoloso per l’uomo, lo si può sempre abbattere.