Spettatori di sè stessi
Può capitare improvvisamente: stai parlando e senti la tua voce come se fosse di qualcun altro, come se tu stessi distrattamente ascoltando un’altra persona e i concetti che stai esprimendo uscissero da un pensiero non tuo. E’ un sentirsi sdoppiati: il vero io che osserva “da fuori” l’io sociale che si muove, interagisce, come un burattino che non sa di essere nella finzione.
Oppure capita di osservare gli altri come se fossero personaggi di un mondo che non ci appartiene e che si muovono come automi in un mondo fatto di provvisorietà, privo del significato e del valore che di solito gli attribuiamo.
Per chi crede veramente che la nostra anima sia venuta al mondo entrando nel corpo fisico per vivere un’esperienza di realtà apparente, questa percezione di “altro” potrebbe essere una conferma persino gioiosa, e conosco qualcuno che la vede così.
Tuttavia, la maggior parte delle persone viene destabilizzata da esperienze di questo genere, di cui si parla però poco pur essendo piuttosto comuni (e capitano a persone perfettamente normali, intelligenti ed equilibrate).
Come effetto, spesso la propria identità personale, e il significato della vita stessa (e della morte), vengono messi seriamente in discussione e su tutto inizia ad aleggiare un grave senso di isolamento.
Non a caso, episodi di questo genere possono capitare a seguito di un trauma importante come la perdita di una persona cara, un incidente, una aggressione: è come se il “distacco da sè” potesse aiutare ad estraniarci dalla sofferenza per renderla meno dolorosa.
La estraniazione, o depersonalizzazione, può essere episodica e creare solo un po’ di sconcerto, ma pochi danni; potrebbe però anche prolungarsi nel tempo ed innestarsi su una fase depressiva che contribuisce a far permanere la mancanza di senso dell’esistenza e contemporaneamente ne è alimentata, portando con sè solitudine e incomunicabilità.
Chiaramente tutto ciò può avere un impatto molto negativo sulla vita sociale, lavorativa e relazionale delle persone; la durata di questa condizione è quindi fondamentale anche per definire una diagnosi.
In tutti i casi, anche i meno gravi, diventa prezioso l’affiancamento di uno psicologo che aiuti ad identificare i meccanismi e ad incanalare il fenomeno in un nuovo equilibrio di vita, funzionale e dotato di prospettiva.