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Viaggiare leggeri

Viaggiare leggeri

Nei decenni passati, il benessere del “secondo dopoguerra” ha portato l’umanità all’accumulo. All’accumulo e al benessere. Almeno quella cosiddetta occidentale, si intende. Lo sanno bene i baby boomers come me (quelli nati grosso modo tra gli anni ’50 e i ’60) che hanno vissuto un’epoca di crescita e tutto sommato un’infanzia e una adolescenza abbastanza spensierate – se mai un’adolescenza può esserlo, ovviamente. Diciamo che man mano che i ricordi della guerra si allontanavano oppure venivano cacciati a calci dalle coscienze, le modalità di vita erano tutte in crescita: fiducia nel progresso, certezza di poter migliorare la propria condizione economica, di poter studiare e far carriera più dei propri genitori, comprare la macchina, la casa, tutti gli elettrodomestici desiderabili e poi la casa in campagna, e poi …. Poi è iniziato a crescere il consumismo, il consumo per il consumo, il consumo di quello che non è più necessario, perché il necessario non mancava più.

Oggi, in un mondo completamente diverso, dove si parla con fastidio dell’obsolescenza programmata dei prodotti (si devono rompere più velocemente per favorire il riacquisto) e una ragazzina di 16 anni ci dà la sveglia segnalando che il nostro pianeta sta andando fisicamente e letteralmente alla rovina, ci guardiamo intorno e vediamo una nuova generazione completamente trasformata rispetto a quella dei loro nonni e genitori. Nonni e genitori fino ad ora sono rimasti avvinghiati a ciò che hanno conquistato e hanno dormito su troppe cose comode. I giovani svegliano i vecchi, come è loro dovere fare; i vecchi pensano che forse i giovani hanno subito una mutazione: non sono interessati ad acquistare, ma solo ad usare le cose per il tempo che serve; i verbi sono “noleggiare, prestare, barattare, affittare” … persino la casa che i genitori si offrono di comprare per loro e loro non vogliono. Noi cercavamo certezze, loro vanno a braccetto con la precarietà.

Lo hanno capito benissimo le marche automobilistiche che da qualche anno promuovono tutte le formule possibili di noleggio “lungo”. Persino quando diventano miliardari i giovani lo fanno col digitale, qualcosa che nemmeno si tocca. Ma hanno ragione loro, anche i baby boomers stanno scoprendo che nella vita è meglio viaggiare leggeri, non perché sei povero, ma per scelta; i giovani lo fanno perché vivono in un modo che scoraggia il fare programmi “impegnativi”, o peggio non sostiene la fiducia. I più vecchi, lo fanno perché spesso diventano -almeno un poco- “zen” e comprendono che non solo non porteranno nella tomba tutte le cose che posseggono ma – già ora, qui- tutte queste cose intorno non li aiutano a ragionare bene, li tirano verso il passato anziché lasciarli librare verso un futuro di cui hanno diritto di godere, magari non è lunghissimo, ma c’è e non coincide con le agognate ferie. Viaggiare leggeri, respirare profondamente più che si può, badare al sodo e ai dettagli vitali, non occuparsi delle zavorre che in fondo sappiamo essere tali, fisiche o psicologiche. Vita!