Quale verità in un sogno
Su di una bancarella ho contato fino a una dozzina di libri che si proponevano di spiegare i sogni, elencando per ogni voce trattata (luoghi, animali, persone) una serie di significati simbolici; fra questi volumi, due o tre completavano la trattazione includendo i numeri da giocare secondo la tradizione della smorfia napoletana.
Pur con tutto il rispetto che le tradizioni meritano, anche il profano non può non osservare un limite di fondo nell’impostazione di manuali di questo tipo.
I sogni contengono delle verità, ma le verità dei sogni sono sempre soggettive. Se mai potesse accadere che due persone facciano lo stesso identico sogno, la corretta interpretazione per ciascuno dei due non sarebbe certamente identica.
I sogni ci raccontano delle storie che ci riguardano personalmente, poco riconducibili ad un manuale, per quanto ben scritto, perchè sono una finestra sull’interiorità, individuale per definizione.
I sogni attingono all’esperienza vissuta da chi li fa (sia recente che lontana), ma anche alle sue paure e speranze, preoccupazioni e impressioni, usano le immagini che lo hanno colpito o impressionato e quelle che gli sono molto famigliari.
Si esprimono talvolta in modo spiritoso, creativo ed arguto e sanno sorprendentemente anche compiere dei salti logici divertenti e insieme essere molto precisi nell’impiegare alla lettera il significato delle parole, come nel sogno di una paziente che con molta facilità riesce a ricordali: riferì tempo addietro di aver sognato di volare, un bel sogno liberatorio, nel quale il suo volo dipendeva dall’essere aggrappata ad un volante di Formula 1, un volante ipertecnologico cosparso di tasti che lei azionava come fanno i piloti per controllare velocità e direzione.
